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Lettera alla Presidenza Italiana del Consiglio dell'Ue in relazione con le direttive Ue di negoziato TTIP

Dott. Carlo Calenda
Vice Ministro dello Sviluppo Economico
Ministero dello Sviluppo Economico
via Vittorio Veneto, 33
IT - 00187 Roma
ITALIA

Strasburgo, 30/09/2014

Re: Direttive di negoziato nell´ambito del "Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti" (TTIP: Transatlantic Trade and Investment Partnership) (OI/11/2014/RA).

Egregio Sig. Vice Ministro Dott. Calenda,

desidero esprimere il mio più vivo apprezzamento per il Suo impegno volto a favorire una maggiore trasparenza nell'attuale processo di negoziato per il "Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti" (TTIP), così come nelle direttive di negoziato dell´UE. Il Suo impegno funge anche da incoraggiamento per il mio ruolo.

Il 29 luglio 2014 ho scritto al Consiglio su questo tema[1]. Più precisamente, ho invitato il Consiglio - nell'interesse della trasparenza, della buona condotta amministrativa, dell'utilizzo effettivo delle risorse e, infine, dell'importanza di creare un clima di fiducia da parte dei cittadini - a tenere in debita considerazione l'ipotesi di rendere pubbliche le direttive di negoziato dell'Unione europea nel Trattato in questione. Ho condiviso con il Consiglio l'analisi dell´Ufficio del Mediatore, basata sulla nostra esperienza quotidiana nella gestione dei casi concernenti la trasparenza e il pubblico accesso ai documenti, evidenziando i motivi per cui, in questo specifico caso, la pubblicazione del documento in oggetto sia di pubblico interesse.

Mi risulta che una delle maggiori preoccupazioni espressa da coloro che appaiono riluttanti alla pubblicazione consista nel rischio di stabilire un precedente che possa vincolare il Consiglio in futuri negoziati di natura commerciale.  

Nonostante tale preoccupazione sia comprensibile, essa è tuttavia fuorviante. Se il Consiglio decidesse di divulgare tale documento, mantenendo al contempo il diritto di negare il pubblico accesso a documenti simili in future occasioni, ove richiesto dalle specifiche circostanze del caso[2], esso darebbe un chiaro segnale alla collettività. Il Consiglio dimostrerebbe in concreto che non esiste un automatico rifiuto alla divulgazione, ma che ciascun caso è valutato in base alle sue peculiarità concrete. La decisione di non pubblicare un documento così cruciale sarebbe allora percepita dai cittadini come il frutto di ponderate riflessioni, basate sul contenuto specifico del documento in questione, piuttosto che su una generalizzata volontà di tenere i cittadini estranei e passivi di fronte ai negoziati che abbiano un impatto potenzialmente significativo sulle loro vite.

Consentire l'accesso pubblico a questo particolare documento può, dunque, servire a rafforzare la legittimità, agli occhi dei cittadini, non solo dei negoziati, ma anche del bilanciamento operato dal Consiglio tra l'interesse alla divulgazione e la tutela della confidenzialità in casi futuri.

 Mi permetta, dunque, di ribadire il mio convinto supporto per gli sforzi posti in essere dalla Presidenza Italiana nel promuovere un'Unione più trasparente, affidabile e democratica.

Distinti saluti.

Emily O'Reilly

cc: Sig. Uwe Corsepius, Segretario Generale del Consiglio dell'Unione europea.



[1] La lettera della Mediatrice è reperibile all'indirizzo: http://www.ombudsman.europa.eu/en/cases/correspondence.faces/en/54634/html.bookmark

[2] Se la divulgazione di un documento arreca (un grave) pregiudizio alla tutela di uno degli interessi pubblici o privati previsti dall'Articolo 4 del Regolamento 1049/2001, l'accesso al documento può essere validamente negato dalle istituzioni. Si veda il Regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 maggio 2001 relativo all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, in Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea, serie L 145 del 31/05/2001, pag. 43.